Arancina o arancina delle mie brame, qual è la più buona del Reame?
Oggi si magnifica l’arancina che trasforma le donne non solo in Afrodisia, rivelatrice e rilevatrice dei sensi, ma in una sorta di fata, custode di un giardino segreto ai cui alberi pendono le più belle arance mai viste che cadendo, però, non rivelano i noti e succosi spicchi, ma morbidi chicchi di riso gialli come l’oro, grazie allo zafferano, o rosati da un gustoso sugo. Prima di continuare con questa descrizione lasciva e lussuriosa (d’altronde il cibo, per me, lo è per antonomasia), voglio regalarvi una curiosità che non sfaterà il loro mito ma, a mio avviso, lo arricchirà e contaminerà.
Quelle che noi chiamiamo “arancine al burro“, udite, udite, in realtà si chiamerebbero supplì, dal francese surprise. Già immagino la vostra contrarietà nel vedere l’arancina, che nella Sicilia occidentale è femmina, accostata alla versione romana. Prima di irrigidirvi, però, vi consiglio di aprirvi a questa rivelazione culinaria fatta non da uno qualunque, ma dal grande Gaetano Basile, storico, scrittore, giornalista ed enogastronomo siciliano, capace d’incantare con i suoi racconti. Secondo questa versione, i creatori di questa bontà furono i cuochi francesi, i monsieur, monsù in siculo, che sovrintendevano alle cucine aristocratiche nella Sicilia dell’Ottocento.
Questi, per rendere più appetibile il riso ai signorini, copiando la ricetta francese de “la galette des rois“, una torta ornata da una coroncina dorata nel cui impasto veniva nascosto un fagiolo che eleggeva “re per un giorno” chi l’avesse trovato, misero il legume dentro una di queste pallottole di riso che fece esclamare ai piccoli, al momento del ritrovamento, un entusiastico: “surprise”. Con il tempo quel surprise divenne surprì e infine supplì.
D’altronde cari lettori perché scandalizzarsi? La nostra Isola è stata abitata da fenici, bizantini, arabi, normanni, svevi, angioini, aragonesi, catalani, facendola diventare quel melting pot di sapori e saperi che la rende unica. Adesso, però, è arrivato il momento di andare alla scoperta delle migliori arancine di Palermo.
Tutti i luoghi di delizia che citeremo, e in cui potrete gustare queste libidinose regine del nostro cibo da strada, hanno come votazione su Tripadvisor e Facebook dal 4,5 al 5 e, quindi, a noi non resta che seguire, religiosamente, questa gustosa mappa tracciata da voi utenti della rete e in particolare, dei due siti. E scusate se ne abbiamo dimenticata qualcuna… Anche perché, si sa, a Palermo le arancine sono buone quasi dappertutto.
Bar Pasticceria Massaro, via Ernesto Basile 24/26.
Un Tempio del gusto aperto dal 1957, luogo di snodo tra il sapere, è a due passi dall’Università degli Studi e a circa 300 metri da Palazzo Reale, ed il sapore che rappresenta egregiamente. Segnaliamo: arancine “titaniche” sia al burro che con carne. Da urlo di Munch per la goduria.
Bar Alba, Piazza Don Bosco 7/C.
Dal 1955 punto di riferimento per i palermitani, vi accoglierà con arancine ben fritte e dorate, riso ben sgranato e ricco di zafferano. Ottime le tradizionali, da provare anche quelle ai 4 formaggi e alla norma. Per i sedentari, inoltre, l’arancina taxi che arriverà direttamente sulle vostre tavole. Per la varietà l’accostamento è col fantasioso Arcimboldo. Un tempo ritenuto il luogo simbolo dell’arancina, il Bar Alba, nonostante la forte concorrenza, resta evidentemente nei cuori (e nei palati) fra i preferiti degli utenti di Internet.
Bar Recupero, Via Malaspina 94/96.
Arancine da fine del mondo che, mangiandole, scongiurerete. Da Recupero “recupererete” anche i gusti perduti. Una sorta di recherche che Marcel Proust amerebbe. Consigliate anche quelle meno tradizionali (ma ottime) al nero di seppia.
Pasticceria Oscar, Via Mariano Migliaccio 39.
Arancine indescrivibili per la bontà che tenterò, nonostante tutto, di decantare: fuori croccanti, dentro gustose e morbide, con un ripieno che vi stregherà. Paradiso terrestre, non perduto come quello di Milton.
Antico Caffè Spinnato, via Principe di Belmonte 107.
Arancine leggere e molto gustose, dal ripieno consistente e con una nota spiccata di noce moscata, gustate nel cuore del salotto buono di Palermo. Chiudete gli occhi e vi ritroverete trasportati, per magia, dentro un meraviglioso quadro di Van Gogh, Terrasse du café le soir.
Bar Sampolo, via Sampolo 242.
Qui le arancine al burro sono di due tipi, oltre a quella tradizionale, ce n’è una speciale con all’interno squisito formaggio delle Madonie, scamorza affumicata, prezzemolo e robiola. Assaporare simili prelibatezze è come vivere un viaggio alla scoperta dei colori, che esprimono gusto e sapori unici. Solo l’impatto visivo già conquista, come il dipinto di Kandinsky, Studio sul colore.
KePalle, via Terrasanta 111/B, via Maqueda 270, via E. Amari 150, via San Lorenzo 288. Franchising di successo. Tripudio dell’arancina che dovete immaginare come una bellissima femmina dai 40 vestiti, che sono le gustosissime varianti. Da provare quella alla marinara, al pistacchio e gamberetti, al maialino nero, per citare le rivisitate, più le tradizionali. Le paragono a “L’Aurora” di Salvador Dalì, quadro surrealista, in quanto per la loro varietà sono “soprarealtà”.
Chiudiamo come abbiamo aperto, con una curiosità. Rigorosamente femmine, a differenza del resto della Sicilia, per i puristi sarebbero state importate dagli arabi, che usavano mangiare riso e zafferano condito con carne, erbe e spezie. Per conservarle meglio bisogna, invece, ringraziare il regno di Federico II in cui si sperimentò frittura e impanatura, che le rese ideali per le prolungate battute di caccia. Il nome, infine, trarrebbe origine da “melarancia”, acquisito durante il 1700, quando le arancine erano presumibilmente dei dolci.
Buona arancina a tutti.