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La “pipa ripiena”, ovvero la sfida del siciliano al proprio apparato digerente

lunedì 14 Agosto 2017
peperone

Quello con la “pipa ripiena” per il siciliano è un rapporto di amore e odio. Lui lo sa che dopo averla mangiata potrebbe accusare per almeno quattro giorni fastidiosi e a volte imbarazzanti disturbi di natura gastrointestinale, ma la passione nei confronti di questo straordinario piatto della cucina tipica è tale per cui è disposto a tutto. La “pipa ripiena”, infatti, vale un’indigestione anche pesante e di lunga durata.

Sì è proprio così, perché il peperone farcito non si digerisce facilmente, alla stregua di un’insalata o di un vassoio di verdure grigliate. Si tratta di una pietanza tanto buona quanto difficile da smaltire per il nostro apparato digerente, che pur lavorando a pieno regime nella maggior parte dei casi va in sofferenza non riuscendo a compiere il proprio compito senza causare problemi.

La tradizione culinaria siciliana è ricca di manicaretti che impegnano duramente fegato e company, ma nessuno può essere paragonato al peperone ripieno. Perché? Da anni scienziati ed esperti si interrogano per trovare una risposta ma non c’è accordo nella comunità scientifica, la quale non è ancora giunta ad una spiegazione univoca e condivisa.

Secondo l’illustre parere di chi li consuma, molto dipende proprio dal peperone in sé ed in particolare dalla pellicina sottile che riveste la polpa. Gli intenditori, infatti, consigliano sempre di rimuoverla prima di iniziare a mangiarlo. Per altri gli effetti collaterali sono la conseguenza di un insieme di fattori, che vanno dalle caratteristiche dell’ortaggio, a quelle del ripieno, al processo di preparazione.

La pipa può essere farcita e preparata in tanti modi diversi. Due però sono le varianti principali, una cosiddetta light e l’altra strong. Per la prima bisogna fare un soffritto abbondante di cipolla a cui aggiungere pan grattato fresco condito con uvetta, pomodoro pelato e basilico, sale e spezie quanto bastano, e soprattutto olio, tanto tanto olio per rendere il composto morbido e gustoso. A questo punto il peperone può essere cucinato in forno o, addirittura, fritto. Quella strong, invece, contiene il macinato, in gergo “capuliato” o “tritato”. In parole povere la carne di vitello diventa l’ingrediente principale del ripieno.

Va da sé che questa seconda versione rende il peperone una bomba per lo stomaco in grado di mettere al tappeto chiunque, soprattutto chi non è abituato a cibi così impegnativi. Un milanese, ad esempio, potrebbe rischiare un ricovero in ospedale. Il siciliano, invece, nei secoli ha sviluppato una particolare capacità digestiva che lo mette al riparo dal rischio “pipicidio”, ovvero la morte causata dall’indigestione da “pipa ripiena”.

Per questo il consiglio è quello che vale sempre quando ci si siede a tavola per evitare spiacevoli conseguenze: non esagerare, mangiatela con moderazione.

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