Ma che bel bordello marcondinondinondello. Roba da Guiness dei Primati. E decida il lettore quale accezione dare al termine “primati”. Poi ancora qualcuno si meraviglia del perché la gente non si rechi alle urne. Era facile prevedere che lo start della campagna elettorale a Cinquestelle avrebbe fatto esplodere i competitors per Palazzo delle Aquile. Da qui all’election day se ne vedranno delle belle. Nel senso che ogni limite è stato già infranto e ormai tutto è possibile. Le notizie espulse come proiettili dalle reti delle agenzie di stampa hanno lasciato a bocca aperta anche i cronisti più smaliziati.
Andando in ordine sparso, l’unico denominatore comune è che i nemici di ieri diventano i migliori alleati di oggi. In nome di Palermo. Ora, a questo punto, a ciascuna persona di buonsenso verrebbe voglia di alzare le mani in segno di resa.
Ma andiamo con ordine. Dopo che si erano schifiati per anni – in saeculo saeculorum – i dirigenti del Pd accolgono a braccia aperte l’idea (diktat, in realtà) di Orlando: correre senza i simboli di partito. Da Guerini, in giù, dunque, gli uomini del Pd, e del Pd siciliano in particolare, vanno iscritti d’ufficio – Orlando dixit – nel partito dei profeti del domani? Non sembra così lineare, la storia. Già le parole di Lorenzo Guerini, non proprio l’ultimo degli arrivati in casa Pd, crollano se sottoposte a una fredda analisi politica. Non avendo alambicchi per spiegare le ragioni di costrizione per cui a Palermo il Pd correrà senza vestito, Guerini ricorda il “Patto per Palermo”. Documento – ci ricorda il vicesegretario – siglato tra Orlando, Delrio e Renzi, che porterà un sacco di milioni per il bene della città. Una dichiarazione che non ha nessun senso politico. A meno che non si decida che da oggi in poi i governi centrali possano tagliare ponti e fonti di finanziamento alle amministrazioni locali di colore diverso. Il bravissimo Guerini – grande tessitore di rapporti – probabilmente non ne poteva più. E con la netta consapevolezza che senza Orlando c’è il nulla ha preferito tagliare corto e chiudere la partita.
Che però non sembra del tutto finita. Almeno a sentire Antonio Rubino (il dirigente era stato nominato nella commissione che doveva trattare con e per Orlando, per essere poi, in buona sostanza ed insieme ai commissari tutti, commissariato da Guerini), qualche frizione resta. E viene in mente Flaiano: si preannunciano lotte intestine. Prodromiche, come si sa, a figure di merda. Gli unici veramente felici – a parte Orlando, si capisce, che mai come in questi giorni si sta divertendo a distruggere l’ennesimo partito – e lo dimostra il tono della loro nota stampa, sono gli uomini di Totò Cardinale. Quando c’è da picchiare duro sul Pd per far la conta, sono di una sublime ferocia pari soltanto alla precisione chirurgica delle mosse.
E veniamo al centro destra. Da oggi, più coraggioso che mai. Da quelle parti di divertente e spassosa c’è la scelta last minute compiuta da quel che resta di Forza Italia e della destra sparsa. Ferrandelli sì, Ferrandelli no. Anche in questo caso, la barriera da infrangere, tabù di moda nel 2017, era il non schierare marchi di partito. Per settimane Ferrandelli ha tenuto la barra dritta. E di quella proposta seducente – ovvero accogliere nelle schiere dei Coraggiosi donne e uomini di Forza Italia e Cantiere Popolare – sembrava che il coraggioso per antonomasia ne dovesse fare a meno.
Avviso di garanzia a Ferrandelli: a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca
— Gianfranco Miccichè (@miccichesud) 17 gennaio 2017
Contrordine compagni. Ferrandelli è il più figo che c’è, hanno tuonato all’unisono Miccichè e Romano. L’alleanza si farà. E Fabrizio da domani potrà contare sull’apporto politico, strategico ed elettorale di (in ordine di apparizione dei comunicati stampa): Miccichè Gianfranco, Romano Saverio, Schifani Renato, Milazzo Giuseppe e Clemente Roberto, Ebbene sì, anche Clemente siamo costretti a citare. Dimenticavamo Scoma Francesco e la sua necessità di “aggregazione” con Ferrandelli. Chiunque abbia un pizzico di memoria non dimenticherà che soltanto un battito d’ali fa, Ferrandelli festeggiava la nomination da candidato sindaco di Palermo sottobraccio a Beppe Lumia e Sonia Alfano. Vero, ne è passata acqua sotto i ponti. Ma per passare da Lumia-Alfano a Miccichè-Schifani (e non è un giudizio sulla qualità delle persone, sia chiaro, ma solo sul loro oggettivo posizionamento politico, non esattamente una quisquilia) è necessario uno tsunami. Comunque, tutti contenti alla fine. Tutti pronti a salvare Palermo. Qualche piccolo dubbio dovrebbe sorgere nella mente dei cittadini, destinati a diventare cavie da laboratorio. In senso politico, s’intende.
E La Vardera cosa fa? Il giovane, brillante e spettinato giornalista riceve il sostegno, e in un colpo solo, di Matteo Salvini, Salvino Caputo e Alessandro Pagano. Lavardera dice che ci sta pensando insieme alla sua “gente”. Nulla è deciso, la proposta c’è e si valuterà. Insomma, questa è Palermo. Godetevela. L’anno prossimo siamo la capitale della cultura. Un po’ di bordello in anticipo non guasta.