Nuove norme sull’immigrazione ma soprattutto un incremento dei rimpatri. I Cie ripartiranno così. In questi giorni ne verranno definiti i confini dei nuovi centri per l’identificazione e l’espulsione dei migranti irregolari. L’acronimo negli anni è stato un sinonimo di soppressione dei diritti umani e ruberie finanziarie ma adesso le strutture sono rientrate nei piani di gestione dei traffici migratori. E’ la ricetta del neo ministro dell’Interno, Marco Minniti che ne ha parlato in Parlamento.
“Il Governo – ha proseguito il titolare del Viminale – vuole sviluppare un’attività organica che affronti il tema dei flussi, dei rimpatri e dell’accoglienza diffusa. Di qui la circolare del capo della Polizia per i piani straordinari di controllo del territorio ai fini del contrasto all’immigrazione irregolare”. Il Piano di rilancio è tracciato. “Si pensa a centri per il rimpatrio, una rete di strutture di piccole dimensioni distribuite su tutto il territorio, con una capienza complessiva che non supererà i 1.600 posti, una governance trasparente ed efficace, il rafforzamento dei controlli per garantire i diritti di chi si trova all’interno”. I centri dovrebbero avere una capienza pari a 80-100 unità ma gli altri punti in programma sono la velocizzazione del riconoscimento dello status di profugo e gli accordi con i Paesi da cui i migranti arrivano. Tra queste ci sono le strutture di Trapani, Lampedusa, Pozzallo e quella ancora operativa di Caltanissetta Pian del Lago.
“Dobbiamo tenere insieme la severità nei confronti di chi non ha titolo a rimanere sul nostro territorio e l’integrazione di chi vi soggiorna regolarmente – ha sottolineato Minniti – sono le due linee guida che noi seguiremo ed il principio di severità consente anche di avere maggiore integrazione. Per severità – ha aggiunto – non si intende alzare muri, ma con lo stesso impegno con cui stiamo operando per ospitare chi ne ha diritto, intendiamo intervenire nel contrasto agli irregolari, rafforzando le politiche di rimpatrio che necessitano di accordi con i Paesi di origine e transito. Stiamo lavorando su questo, io sono stato in Tunisia e Libia, da dove proviene il 90% dei flussi. Serve un’iniziativa coordinata di carattere nazionale ed internazionale. Ne parleremo domani al vertice a Malta dei ministri dell’Interno e se ne discuterà il 3 febbraio nella conferenza dei capi di Stato e di Governo europei che ha al centro proprio l’immigrazione”.
Giusto alcuni giorni fa a Trapani, a bordo della “Siem Pilot”, sono sbarcati 386 migranti tra cui 270 provenienti dal Marocco. Per i marocchini, tra oggi e domani, sarà pronti dei provvedimenti di respingimento differito. Tra i due paesi c’è un accordo di riammissione così come con Egitto, Tunisia e Nigeria, ed esistono degli accordi di collaborazione con la polizia del Gambia e del Sudan. Il piano tuttavia ha visto la condivisione del governatore della regione siciliana, Rosario Crocetta. Uno degli obbiettivi, secondo quanto riferito, sarebbe quello di arrivare ad un’intesa con il mondo islamico italiano, che preveda l’ufficialità delle moschee e sermoni in italiano. “Anche noi in Sicilia stiamo lavorando in questo senso – ha detto Crocetta – e io suggerirei anche di prevedere l’ufficialità degli imam: è giusto che lo Stato sappia chi predica in un luogo di culto”. Crocetta è poi passato alle criticità lamentando il fatto che per il mantenimento di ogni minore straniero lo Stato preveda 45 euro al giorno contro i 65 euro che vengono generalmente erogati. “Così le comunità preposte – ha detto – rischiano di fallire perchè lo Stato non riconosce le spese effettive”. Le criticità in realtà riguardano l’intero sistema che dopo i primi rigurgiti legati a Mafia Capitale ha anestetizzato sensazioni e approfondimenti capillari. Dai Cas agli Sprar, con centri distanti dalle città e con gare d’appalto aperte al pubblico nel territorio del latitante Matteo Messina Denaro.